Investire in agricoltura: un’attività molto antica
L’agricoltura, intesa genericamente come “quella capacità umana di coltivare piante”, nacque circa 11.500 anni fa nel Medio Oriente. L’idea di poter produrre il cibo vicino la propria abitazione, in seguito, si è sviluppata in tutti i continenti.
La scelta di investire in attività agricole, per le civiltà antiche, poggiava solo sulle le risorse umane investite. Avere la materia prima con cui nutrirsi a portata di mano e vicino al rifugio. Un bisogno che non era dettato dalla “comodità” o dalla “convenienza economica” ma dalle necessità di sopravvivenza.
Nel passato si prendeva in considerazione soltanto la tipologia di vegetale che cresceva autoctono nella zona. Una preferenza naturale anche perché, non essendoci strumenti di comunicazione a distanza, non si conosceva l’esistenza di altre colture. Una “perdita di tempo” che ha impedito la diffusione di alcune tipologie di piante. L’Europa, ad esempio, ha iniziato a scoprire le piantagioni di bambù con i primi esploratori. Tra queste “fonti di cultura” va incluso anche Marco Polo e la sua celebre opera. Ne “Il Milione”, infatti, sono descritte le proprietà meccaniche delle funi create con canne di bambù. L’esploratore, però, non poteva sapere che quelle costruzioni create nel 200 d.C. in Cina sarebbero rimaste erette per 1700 anni.

Investire in agricoltura conviene nel XXI secolo?
Nell’era moderna tutto è diverso e il cambiamento, fisiologicamente, ha portato notevoli benefici. Oggi un imprenditore, quando sta elaborando un business plan, si chiede dove conviene investire in agricoltura. Sono numerosi i fattori che vengono presi in considerazione. Tra questi si citano:
- la valutazione della tipologia di pianta;
- la fertilità e l’umidità del terreno sul quale coltivare;
- il costo del prodotto e delle materie prime;
- la potenzialità di commercio del prodotto finito.
Frutta, verdura, agricoltura biologica e ogm. Un imprenditore responsabile deve guardare non solo il profitto ma anche l’impatto ambientale. In questo elenco di colture hai già inserito il bambù?
Siamo consapevoli del fatto che esiste ancora una piccola diffidenza nell’avviare un’attività agricola basata sulla coltura di bambù. Questa resistenza, però, poggia soltanto sulle scarse informazioni che si hanno su questa pianta e non sulle sue proprietà. Il bambù, compreso quello della tipologia Onlymoso che ti suggeriamo, non è originario dell’Europa. Le Bambusoidea, però, sono piante sia erbacee sia legnose che crescono autonomamente in tutti gli altri continenti. Tracciando una “fascia virtuale” attorno al globo possiamo dirvi che esiste bambù autoctono in tutte le Regioni calde. Perché allora non dare una piccola “spinta all’avvio” e fidarsi di quanto cresce in forma spontanea nel resto del mondo?

Coltivazione di bambù: abbinare competenze tecniche a un mestiere antico
Nel passato dovevi guardare oltre l’Italia per vedere dove trovare canne di bambù. Adesso non dovrai cercare al di là del tuo naso. Grazie all’impegno del Consorzio Bambù Italia si sta diffondendo, per utilizzare un gioco di parole, la “cultura di questa coltura”.
Non bisogna andare a produrre bambù dove cresce ma, al contrario, portare nel nostro paese i rizomi e i germogli da coltivazione.
Se nell’antichità si usava soltanto l’aratro e la zappa adesso il settore agricolo si è notevolmente implementato. Un percorso tutto in discesa che dalla prima rivoluzione industriale, è diventato inarrestabile. Un vantaggio di cui godere soprattutto in Regioni, come la Sicilia, nelle quali non sempre è stato facile dedicarsi all’agricoltura. La terra arida che rimane costantemente umida grazie ai canali di irrigazione e pareti di cemento che delimitano l’area produttiva. Sono soltanto due esempi delle enormi potenzialità riservate a chi vuole investire in agricoltura in Sicilia.
Investire in un campo agricolo. Si pensa solo a chi mangia il bambù?
Il primo pensiero che viene alla mente di chi vuole investire in un’attività agricola è legato all’alimentazione. Un’ipotesi immediata per chi sta iniziando a valutare settori redditizi da realizzare con poca fatica o scarsa esperienza.
Ma questo non è l’unico campo di azione. Il commercio di bambù non è assolutamente legato soltanto a una moda gastronomica o circoscritto alla cucina vegana. Le statistiche dimostrano chiaramente che esistono per il bambù caratteristiche variegate che lo rendono spendibile in molti settori.
L’investimento in agricoltura, del resto, è molto differente rispetto a quello da effettuare in altri settori. Chi crea un azienda di abbigliamento, accessori o arredamento è fortemente legato alla variabilità del mercato. I gusti dei consumatori e le loro propensioni al consumo possono segnare l’ascesa o la disfatta di un’azienda. Ciò non avviene se scegli di produzione di bambù. Ogni anno 20 milioni di tonnellate di piante di bambù creano un indotto pari a circa 4,5 miliardi di dollari. Questa materia, infatti, prima è usata in ambito edile, tessile, alimentare e, addirittura, come combustibile. E questo solo per fare qualche esempio delle circa 1500 possibili applicazioni artigianali e industriali di bambù gigante.